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lunedì 4 settembre 2017

Į sveikatą!

Note sulla Lituania

Il primo viaggio in auto da un aeroporto può dire molte cose di un luogo. A noi questo viaggio ha detto molto sulla pulizia e la cura in questo paese: le periferie non sono i posti più eleganti, ma in Lituania sono linde, spazzate e ordinate. Nel cuore della notte abbiamo trovato una stanza ben rassettata e qualcuno di noi, baldanzoso o affamato, è andato a fare scorta al supermercato pulito, ordinato e aperto con orario continuato. Nei giorni seguenti abbiamo ovunque apprezzato la pulizia e il decoro urbano. La civiltà si vede anche dai cessi.

La prima passeggiata del mattino verso l'università ci ha fatto subito notare la presenza di molte persone giovani, osservazione confermata successivamente anche dalle giovani famiglie a passeggio con carrozzelle e bambini piccoli. È stata una bella ventata di aria fresca per noi abituati a teste canute e pensionati in coda alla posta. Abbiamo poi ritrovato persone giovani investite di responsabilità anche negli incontri con le aziende e, in generale, abbiamo respirato aria di futuro. In ogni passeggino vedevamo un futuro ingegnere.

Il primo incontro di lavoro con l'agenzia lituana per lo sviluppo ha messo subito in chiaro che gli investimenti in informatica sono una priorità strategica per il governo perché attraverso la conoscenza delle nuove tecnologie si attirano investimenti dagli altri paesi e si crea benessere. Quando visitiamo i parchi tecnologici e veniamo a conoscenza dei tempi dei progetti realizzati, ci sentiamo piccoli piccoli. Il primo incontro viene condotto da un ragazzino competente, sicuro di sé e in possesso di un perfetto inglese. Ah, l'inglese…

Il primo tassista ci ha subito fatto capire che la lingua inglese qui non è un mistero per nessuno. A causa della lunga dominazione russa, questo popolo è da sempre forzatamente bilingue. Dopo la liberazione dai sovietici ha adottato come seconda lingua l'inglese, lingua franca della tecnologia e degli affari, traendone un bel vantaggio competitivo per attirare aziende straniere. Oltretutto la pronuncia è ottima. Ne abbiamo avuto conferma in ogni ristorante e in ogni negozio, oltre che in ogni incontro di lavoro, ça va sans dire.

Il primo giorno di scuola in Lituania è una giornata speciale. Genitori e bambini escono di casa con vestiti eleganti e lunghi fiori, per le strade è festa dappertutto. Perfino le bancarelle sono ordinate: qua la bigiotteria, là i quadri, qua i tessuti, là i cibi, compresa la cabina portatile per affumicare i pesci. L'istruzione è considerata la principale risorsa del paese, riuscire bene a scuola è un orgoglio e i genitori tengono moltissimo ai risultati accademici. Sarà un caso che a casa nostra la grande festa avvenga quando le scuole finiscono?

La prima visita ad un sito storico mette in evidenza un tipo di restauro per noi esagerato. Ci fanno una certa impressione gli edifici antichi ridipinti con colori squillanti, le dorature che sbarluccicano e la totale assenza di imperfezioni estetiche. Forse è una scuola di restauro, forse è l'espressione del desiderio di superare le ferite di un passato di oppressione. Le persone sono  orgogliose dalla loro lituanità, non smettono di elencare glorie e primati del loro paese. Alla fine questo tratto si riflette anche nei colori "spic&span" e nei decori dorati.

Il primo racconto di storia lituana è quello sulla catena umana organizzata nel 1989 dai cittadini delle repubbliche baltiche per attirare l'attenzione internazionale sulla propria condizione sotto la dominazione sovietica. Quel periodo ha lasciato ferite non ancora completamente rimarginate e ricordi vivi in chi ha più di trent'anni. Eppure non siamo riusciti a capire come abbiano potuto organizzare di tenersi per mano per 650 chilometri senza fare un gruppo su Whatsapp. Noi non riusciremmo nemmeno tra Porta Nuova e Porta Susa.

Il primo semaforo rosso ci ha mostrato frotte di Lituani che si fermano ed attendono pazientemente il verde. Agli appuntamenti sono puntuali e, in apertura di ogni incontro, elencano la scaletta degli argomenti. Si muovono ordinatamente, fanno la fila, alla fine di un concerto di strada girano i tacchi e se ne vanno. Il nostro viaggio di ritorno comporta qualche traversia tutta italiana: ritardo aereo, ritardissimo del pullman, avaria dello stesso, nessuna soluzione strutturata e ritorno solo grazie all'arte italica di arrangiarsi.

Il primo bicchiere di birra bevuto insieme ai colleghi lituani ci ha insegnato il significato del termine "Į sveikatą!" pronunciato al momento del brindisi. Noi perfetti torinesi lavoriamo da anni nello stesso settore e quasi nello stesso quartiere, eppure abbiamo avuto bisogno di andare fino in Lituania per riuscire a conoscerci. Al prossimo bicchiere di birra, quando sicuramente ci incontreremo ancora, diremo: "Ish-figata" e scoppieremo in una risata ricacciando indietro una lacrima di nostalgia per la Lituania.

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